Il 19 settembre, durante la Rome Future Week, si è tenuta la conferenza “Sicurezza e Intelligence nell’era globale”, a cura di InSSIDe World Inc., che ha visto la partecipazione degli esperti Alberto Pagani, Paolo Salvatori, Marco Santarelli ed Enrico Maria Mosconi. I quattro ospiti, moderati dal giornalista e analista Giancarlo Capozzoli, hanno esplorato i temi legati alla sicurezza, all’intelligence e al rapporto, ormai estremamente complesso e intrecciato, tra tecnologia e società
La redazione
Intelligence, terrorismo e tecnologia
Nel primo giro di interventi, Alberto Pagani, già membro della Commissione Difesa del Copasir e docente universitario, ha introdotto il tema dell’intelligence, volendo porre in risalto come nel nostro Paese esistono lacune disciplinari nell’ambito, dovute al fatto che si è sempre parlato poco del concetto a livello accademico. Egli ha, infatti, sottolineato la necessità, soprattutto in un contesto come quello attuale, di approcciarsi in senso multidisciplinare all’intelligence, in modo tale da riuscire al meglio ad affrontare la complessità del mondo attuale. La sicurezza non può considerarsi una questione isolata, ma è sempre necessario pensarla ed esaminarla guardando alle dinamiche sociali e di conseguenza alle dinamiche tecnologiche.
Paolo Salvatori, già direttore della divisione controproliferazione e antiterrorismo dell’AISE, si è collegato all’intervento offrendo una prospettiva storica sul ruolo dell’intelligence nella lotta al terrorismo, per poi attualizzare il discorso, aggiungendo come ad oggi si possa parlare di “guerra ibrida”. La violenza militare, terroristica, si è ormai intrecciata con le campagne di disinformazione, in cui oggigiorno l’intelligenza artificiale gioca un ruolo sempre più rilevante.
Marco Santarelli, docente sicurezza e intelligence ed esperto reti informative e HUMINT, ha poi ampliato la discussione, esplorando il concetto di Intelligence of Things, ossia l’integrazione tra dispositivi intelligenti e Internet of Things. Ha spiegato, non solo sta rivoluzionando la raccolta di informazioni, ma sta creando strumenti potenti di analisi in grado di influenzare intere economie e società. Santarelli ha posto particolare enfasi sul rischio della manipolazione psicologica attraverso le tecnologie moderne, osservando che l'intelligence oggi è diventata una vera e propria guerra cognitiva e un metodo che può destabilizzare un paese senza usare la forza militare.
Secondo Enrico Maria Mosconi, esperto di tecnologia e management, l'Italia soffre di una carenza di visione strategica, soprattutto in ambito industriale. Durante l’intervento, ha sottolineato come il nostro Paese non guardi abbastanza al futuro e ai cambiamenti che stanno già avvenendo in altri Paesi. Il settore industriale, ha evidenziato Mosconi, presenta dei gap evidenti, lacune che diventano sempre più difficili da colmare in un contesto globale che corre a velocità sempre maggiori. Mosconi ha, inoltre, puntato l'attenzione sulla questione delle competenze, sottolineando che errori in questo campo si traducono in vulnerabilità concrete per il sistema industriale italiano.
Disinformazione e profilazione tecnologica
Il dibattito si è spostato, poi, sulla riflessione sui temi relativi alla disinformazione, alla diffusione di informazioni e alla profilazione degli utenti tramite i big data.
La comprensione dei meccanismi che si trovano dietro agli algoritmi analitici, ai Big Data e alla raccolta dei dati personali, come spiegato da Pagani, è necessaria per evitare la diffusione di disinformazione. Citando lo scandalo Cambridge Analytica di qualche anno fa, Pagani ha illustrato come l'analisi dei dati è una vera profilazione psicologica di massa. Questo connubio tra tecnologie avanzate e psicologiche ha segnato il passaggio dalla vecchia disinformazione, veicolata attraverso media tradizionali, a una strategia moderna che sfrutta internet e i social network per colpire gruppi specifici con messaggi personalizzati e mirati. "La guerra cognitiva", ha concluso, "è una combinazione di strumenti non militari che esercitano una pressione significativa sui decisori politici."
Salvatori, dal canto suo, ha invitato alla prudenza, sottolineando come non si debba confondere lo strumento con la finalità. Pur riconoscendo il potere della tecnologia nella manipolazione delle informazioni, ha ricordato che anche il computer più potente è inutile senza l’esperienza di chi lo utilizza. Salvatori ha, quindi, paragonato l’attuale sfida della disinformazione alle tecniche di spionaggio utilizzate durante la Guerra Fredda, dimostrando come, nonostante i progressi tecnologici, l’esperienza umana rimanga cruciale.
Le fake news, ha aggiunto Santarelli, pur avendo una componente tecnologica sofisticata, fanno leva soprattutto sull’emotività. "La tecnologia risolve il problema della clusterizzazione dei gruppi", ha detto, "ma è la psicologia umana a dettare la risposta emotiva." Santarelli spiega come i grandi colossi come Google, attraverso strumenti come il page rank, primo metodo di profilazione già dal 1998, siano in grado di mappare persone e gusti personali. Questo non è considerato spionaggio, ma è piuttosto una sofisticata tecnica di profilazione, che accumula informazioni da molteplici fonti per costruire strategie di marketing e controllo delle informazioni. In questo senso, la distinzione tra spionaggio tradizionale e profilazione tecnologica è cruciale e l'intelligence va intesa come metodo che richiede una profonda capacità di interpretazione delle informazioni raccolte.
In merito alla profilazione tecnologica, Mosconi, infine, ha sottolineato come i dispositivi moderni siano costantemente attivi nel raccogliere informazioni, spesso senza che gli utenti ne siano consapevoli. "Quello che chiamiamo privacy è visto come marketing", ha osservato, riferendosi alla visione americana, dove la profilazione è finalizzata a fornire prodotti e servizi personalizzati.
L’alfabetizzazione alla cultura della sicurezza e l’intelligenza artificiale
Un altro punto di grande interesse è stato il rapporto tra l’intelligenza artificiale e il giornalismo. Alla domanda di un giornalista sulla possibilità dell’IA di sostituire i redattori umani, Pagani ha risposto chiaramente: “L'intelligenza artificiale è uno strumento, non è in grado di sostituire la creatività e lo spirito critico umano.” La sua riflessione ha evidenziato che il futuro del giornalismo vedrà l’IA come supporto per verificare e analizzare dati, ma la necessità di un pensiero critico e di interpretazione resterà centrale.
La conferenza si è conclusa con una riflessione sulla necessità di un’alfabetizzazione alla sicurezza. Pagani spiega, infatti, come la tecnologia offra evidentemente grandi comodità, a cui ormai non è più possibile rinunciare, ma comporta anche rischi. La società deve diventare più consapevole di questi pericoli e imparare a proteggersi in un mondo sempre più digitalizzato.
In un’epoca in cui la tecnologia avanza a velocità vertiginosa, l’unica difesa rimasta è la capacità di riflettere criticamente su come questi strumenti vengono integrati nelle nostre vite. Non ha più senso domandarci se e come la tecnologia ci sostituirà, ma è imperativo comprendere se e come sapremo utilizzare la tecnologia e le opportunità che essa ci offre senza dimenticarci di esaltare il nostro lato umano.