Sicurezza digitale, fisica, intelligence, Infrastrutture Critiche, sorveglianza. Un breve excursus nel nuovo mondo dell'Intelligence of Things con Marco Santarelli
Più va avanti la transizione, più il sistema si trasforma da analogico a digitale, maggiore è la quantità enorme di informazioni che macchine e umani trasferiscono.
Assolutamente. La prima parte di questo trasferimento passa dall'uomo. La ricerca analogica è diventata digitale, la conoscenza è stata trasferita in questi grandi scatoloni. Questo processo è iniziato nel 1980 ed è stato sviluppato non solo portandoci dentro tutte le informazioni che avevamo, ma anche da un punto di vista di razionalizzazione di queste informazioni, cioè noi sapevamo che esistevano determinate cose, ma con il tempo, e dal 1998 in poi, anno in cui è stato brevettato l'algoritmo chiamato Page Ranking, che esiste ancora oggi, queste informazioni sono diventate più dilatate rispetto al mondo odierno.
Il tema della sicurezza, dunque, è centrale e a più livelli: da quella personale a quella d’impresa alle infrastrutture critiche, tutti devono contribuire alla ‘difesa’.
Rispetto a quello che dicevo prima, queste informazioni vengono inserite in maniera razionale... per esempio, se cerchiamo un paio di scarpe sui social o sul web, rosse, verdi o gialle, questa informazione non è solo di tipo stilistico, ma può essere utilizzata per fare del bene, per esempio per fare un regalo, o del male, penso agli attacchi terroristici. Questo divario ha fatto sviluppare un nuovo tipo di sicurezza, definita sicurezza collettiva, cioè di interazione tra pubblico, privato e cittadino. Per esempio, i Servizi segreti ricorrono sempre più a cittadini insospettabili per raccogliere informazioni su grandi città e il concetto di sicurezza diventa circolare e riguarda anche, per esempio, la geopolitica o, come dicevamo prima, i cavi sottomarini. Quante barchette di pescatori sono nell'Oceano intorno a questi cavi? Moltissime e questo vuol dire che si inizia a collaborare anche con piccole imprese che danno informazioni alla Difesa nazionale e internazionale.
Dall’antivirus all’intelligenza artificiale. Le tecnologie a disposizione sono efficaci? E ancora: i rischi (gli attacchi) si evolvono e come tale anche la difesa deve aggiornarsi di continuo?
Si. Grazie all'Intelligenza Artificiale, al deep learning, l'indicizzazione e il posizionamento dei gusti avvengono velocemente in un sistema che erroneamente tanti definoscono informatico o cibernetico. Ma non è solo così. Oggi il monitoraggio degli attacchi cibernetici viene realizzato tramite tecniche di intelligence chiamate OSINT, che sono strettamente collegate a tecniche "umane", cioè la HUMINT. Le persone, infatti, sono ancora al centro di questi processi. Non dimentichiamo che la cibernetica nasce da questo concetto, quindi non senza l'aiuto di persone che hanno capacità di analisi. Oggi quando parliamo di guerra ibrida e difesa ibrida parliamo di questo. Non si deve tralasciare che i potenti del mondo si incontrano ancora oggi per parlare di questioni importanti de visu.
E veniamo a 000 la piattaforma dedicata. Si parte proprio da una nuova, originale, definizione: intelligence of things (InOT). Spieghiamola.
Noi, dico noi perché dietro al progetto c'è un gruppo internazionale, ci siamo chiesti come far diventare questo concetto di sicurezza che penetra nei tessuti sociali, verso le persone e i cittadini e capire come i sistemi di difesa intervengano nella vita quotidiana, dall'arte allo sport. Come accade tutto questo? Attraverso la divulgazione, la diffusione della cultura della sicurezza grazie agli esperti. Per esempio, cos'è un Qr code? Dopo il Covid, tutti i menù hanno un Qr code, ma il cittadino quale interazione deve comprendere per capire come funziona? Oppure, quanti sapevano del microchip usato durante i Mondiali di calcio? Come fanno i device a mostrarci prodotti o servizi che abbiamo solo pensato? Questo passaggio da un ecosistema chiuso a uno digitale è stato definito Internet of Things, che noi abbiamo trasformato in Intelligence of Things, in cui la parola intelligence deriva dal latino inter legere, leggere tra, interpretare, spiegando che questa evoluzione è una deterrenza per la sicurezza e indicando come difendersi. Ovviamente, è un progetto più generale, perchè racconteremo anche come i servizi internazionali si muoveranno per capire come questo rapporto tra uomini e cose si sta evolvendo e può diventare un rischio.
Cultura della sicurezza (intelligence) diffusa, nuove competenze (università), nuove tecnologie. E le istituzioni sono pronte a regolamentare efficacemente?
È un discorso spinoso che si articola in due arterie: gli esperti fanno cose eccezionali, però non rientrano in nessuna categoria professionale inquadrata dalle Istituzioni; nello stesso tempo, per questi motivi, è nata la figura dell'hacker bianco. In ambito cibernetico, sono stati emessi effettivamente dei documenti, delle leggi che regolano questo settore, come il Cybersecurity Act, le Direttive Nis 1 e 2, ma a livello di interventi pratici si va un po' a rilento. Infatti, si parla di una riforma dell'intelligence italiana dal 2007 ma ancora non c'è una legge di aggiornamento. L'Acn, che si occupa proprio di reati informatici, invece, velocemnte sta intervenendo sui disastri informatici.
Abbiamo letto di una città in Cina che ‘vive’ digitalmente fra computer (quasi) quantici e connessioni 5 o 6G. Nuovi mondi decisamente: più a rischio o più protetti?
Dieci anni fa eravamo non protetti e sicuramentie sorvegliati, oggi quando vediamo delle telecamere di sicurezza, per esempio in metropolitana, ci sentiamo più protetti. Siamo più protetti, ma paradossalmente più controllati. Come diceva Popper, se vogliamo più sicurezza, dobbiamo essere più controllati. Questa impennata tecnologica ci racconta di un uomo più controllato, come lo descrive Zuboff nel suo Il capitalismo della sorveglianza. Quindi, è un processo direttamente e inversamente proporzionale al cittadino. Come proteggerci? Avere più sorveglianza, vuol dire essere sotto controllo, quindi che ne sarà della società e del nostro giudizio critico?