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Agenti d'Italia

Incontriamo Mario Caligiuri, docente presso l'Università della Calabria e Presidente Società Italiana di Intelligence, un’associazione scientifica senza fini di lucro che promuove lo studio e la cultura scientifica dell’intelligence in Italia, per parlare di Intelligence e sicurezza condivisa.

di Enzo Argante.

Entriamo nella sicurezza condivisa con Mario Caligiuri, Presidente della Società italiana di Intelligence e docente all’Università della Calabria. Il ruolo dell’Intelligence nella società digitale forse presuppone un coinvolgimento generalizzato da parte di tutti, vero, agenti d'Italia?

Certamente, l’Intelligence oggi è una vera e propria necessità sociale perché serve alle persone per difendersi dalla società della disinformazione all’interno della quale siamo totalmente immersi; serve ai dirigenti delle aziende per poter condurre le proprie attività economiche nella temperie della
globalizzazione e serve ai decisori pubblici, agli uomini politici, per poter governare gli Stati e difendere il benessere e la sicurezza dei propri cittadini.

Ci piace affrontare con te l'argomento della relazione che c'è in un binomio forse anche originale per molti aspetti tra l'innovazione sociale e appunto la sicurezza tecnologica. Sono mondi inesplorati? Sono mondi conosciuti?

Secondo me oggi sono più che esplorati, potremmo considerarli come inediti, vista la novità, e rappresentano comunque un terreno incognito, una terra straniera, perché per la prima volta nella storia dell’umanità le tecnologie stanno dettando l’indice di quello che succede all’interno del mondo, stanno dettando l’agenda di quello che deve succedere, per cui se si vogliono capire le trasformazioni sociali bisogna capire dove va la tecnologia, e dove va la tecnologia va l’economia. Da questo punto di vista noi oggi stiamo vivendo contemporaneamente in tre mondi: quello fisico, quello virtuale e quello ibridato tra uomo e macchine, che secondo Kevin Kelly, uno studioso di grande valore, questa sarà la dimensione inevitabile per cui noi dovremo, secondo queste prospettive, in un breve periodo ibridarci insieme alle tecnologie. Questo ovviamente determinerà una metamorfosi, un salto di specie, uno spillover, cioè il bruco che diventa farfalla è l’uomo di Neanderthal che diventa l’Uomo Sapiens, saremo un’altra cosa rispetto a quello che noi finora abbiamo sperimentato, per cui noi oggi non abbiamo le parole, i concetti culturali, le categorie mentali, per poter descrivere quello che abbiamo davanti e lo facciamo in un modo superato, scaduto, sbagliato per cui se sono imprecise le definizioni, saranno imprecise le comprensioni di quello che accade attorno a noi. Questa è la grande sfida, quella di comprendere quello che sta accadendo che noi ci troviamo davanti.

Davvero affascinante quello che hai detto, anche se ovviamente ci sono molti elementi inquietanti in questa storia, punti interrogativi che lasci intravedere. Ci vorrà perciò una cultura diffusa? Un "immaginario collettivo" coerente? Soprattutto capitale umano per poter gestire questo nuovo scenario?

Certamente, noi abbiamo scuole e Università che praticamente un po’ in tutto il mondo stanno preparando delle professioni in buona parte destinate alla disoccupazione perenne, perché come è noto, l’intelligenza artificiale è destinata a svolgere, e lo sta già facendo e con grande successo, delle attività che sono finora appannaggio prevalente degli esseri umani, e questo determinerà una grande rivoluzione sociale e non solo le operazioni ripetitive, come quella della catena di montaggio, che abbiamo già sperimentato nei decenni precedenti, ma anche le attività intellettuali, come il medico, come il giudice come l’insegnante, come il decisore pubblico, come il politico: sono destinate a competere sempre di più con l’intelligenza artificiale. Per esempio nel campo medico, se noi abbiamo la nostra cartella clinica con i dati che riguardano la nostra salute e la diamo a un medico in carne e ossa, questo individuerà la nostra patologia con un'accortezza di non accuratezza del 54 %, se noi diamo la nostra stessa cartella clinica ad un algoritmo individuerà quello che noi abbiamo come malattia con una accuratezza del 94 %. Quindi noi archiviamo la nostra cartella clinica, ma c’è di più, perché se noi andiamo a vedere quali sono le principali cause di morte in America per esempio, la prima causa di morte è rappresentata dagli infarti, la seconda dai tumori, la terza dagli errori medici, quindi l’intelligenza artificiale è più necessaria che mai.

In tutto questo ci chiediamo a questo punto se le Università italiane sono in grado di adeguarsi rapidamente a questa domanda e magari anche deburocraticizzarsi un po' per accelerare i tempi di reazione per esempio, siamo in grado?

Semplice rispondere, assolutamente no. Come spiega Niklas Luhmann ogni organizzazione è autoreferenziale, quindi tutti i sistemi sono autoreferenziali, perché prima di tutto pensano a loro stessi e poi al servizio che devono erogare. Vale per le Università e le scuole, vale per la Sanità, vale per i Parlamenti: prima si pensa a se stessi e poi dopo si pensa a quello che bisogna fare, ai compiti a cui si è preposti. Allora quindi essendo ogni sistema autoreferenziale, con difficoltà riuscirà ad adeguarsi a questi tempi nuovi che sono sconvolgenti, perché come è noto i cambiamenti avvengono in due modi, o per spinte interne o per sollecitazioni esterne, le spinte interne ce le possiamo scordare, quindi saranno le sollecitazioni esterne che indurranno a una rivoluzione, a un cambiamento o una metamorfosi senza precedenti.

Presidente della Società Italiana di Intelligence, e visti i mondi di cui stiamo parlando è anche un ruolo inedito di questa società che più che proiettarsi all'interno, quindi analizzando, esplorando e crescendo tutti insieme anche in questo ruolo educativo, proiezione esterna per parlare e per creare questa cultura nuova...

Col termine Intelligence descriviamo tre ambiti differenti: descriviamo un apparato dello Stato i cosiddetti "Servizi Segreti", descriviamo un metodo della selezione delle informazioni, che è quello che ho descritto in questa intervista e descriviamo anche il complesso delle funzioni di questo metodo e cioè la raccolta, l’analisi e l’utilizzo delle informazioni, che sono indispensabili per tutti per assumere qualunque decisione, noi non lo sappiamo però noi praticamente ogni giorno sistematicamente facciamo Intelligence, nel senso che raccogliamo le informazioni, le analizziamo e le utilizziamo per determinare i nostri comportamenti.